foglie di menta tra le dita, ci gioco a passi lunghi.
Aroma persistente.
Ai lati fiori di lavanda, sul sentiero pietrisco e niente tracce.
Anche volessi seguirmi, a scanso. Comunque.
Ricordo che dal quaderno alzato lo sguardo lo allungai sui campi e sulle colline, di lato alla casa.
Il mare del giorno prima ancora bruciava e il sole invitava già a nuotarci.
Poi ogni parola riprese il posto suo, la penna la mano, lo sguardo il foglio.
"Immaginare è integrare, rendere sensibili concetti empirici e astratti. A rovesciare paradigmi l'infinito arriva prima e subito appresso quella siepe che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude, per esempio."
Ti amavo se avevi una sbavatura di quel rossetto che non mettevi mai, se bevendo il caffè amaro facevi una smorfia, quando correvi per sfuggire la sabbia bollente, il tuo ostinato rifiuto di fare il bagno col mare mosso. Ti amavo e non capivo perché tu, bellissima, ti considerassi mai tale. E le tue occhiaie dopo la terapia, e i nostri silenzi difficili. Questo immagino al ricordo di quei campi e quelle colline. Brucerei ancora di quel mare, nuoterei nel sole.
foto : : Elena
Quiete madre, io l'orfano
arriva odore di fango e ancora la pioggia non scende
ho il petto in fiamme, le tue labbra chiuse.
Non si spiega l'amore né l'amore può spiegare altro se non se stesso quando non c'è più.
La pioggia scenderà e frantumerò ogni domanda per avere pozze di risposte
sporche del fango che quel fuoco asciugherà
le stesse lette sulle tue labbra il giorno che morì mia madre. Inquieto.
Per sempre.
"Mentre legge respira regolare, niente sussulti, nessun sospiro. Alza gli occhi dalla pagina, guarda verso l'ingresso, mi vede e solleva appena la mano per farsi notare. Talmente bella che è un gesto inutile e ne è così inconsapevole."