11 luglio 2025

contemporary

 


Non so che fine abbia fatto il cuore della mia penna
il foglio non sembra preoccuparsene
figuriamoci il tumulto che mi porto dentro
un battito così irregolare non avrebbe giovato
a quelle linee mai una uguale all'altra
quei tondi mai tali
ai pochi punti
le niente virgole,
mai. Come se dover respirare fosse colpa grave tra una frase e l'altra.
Prendo aria
deglutisco e scrivo
vorrei fuoco e speranza. Al contempo.
Vorrei saggezza, meraviglia, empatia, e brillare di
questa condizione umana così complessa.
Scriverei di identità, relazioni, perdita, lutto, tenerezza, verità.
Ma il cuore della mia penna non si trova
né le parole giuste
il ritmo
il senso
una casa di pietra
tra case di pietra
tra gente quieta e ordinata
vorrei un posto dove
se il tempo passa non te ne accorgi
e per me che non porto mai l'orologio sarebbe manna dal cielo
le nuvole mi nasconderebbero al sole e la mia ombra non potrebbe indicarmi l'ora
meridiana di me stesso, inutile come l'orologio che non ho.
Come una penna con un cuore.


on air/ qur'an shadeed : : dreams

19 aprile 2025

soil




Il contadino lo riconosci da come cammina
non per una questione di scarpe grosse
ma per il passo pesante
come se lui il suolo lo aggredisse.
Prima che la terra uccida lui.
Ché chi mena per primo mena due volte.

on air/ dana gavanski : : I talk to the wind

22 marzo 2025

flyin' stones


 

Nel '92 ho trent'anni e non so ancora niente
non ho ancora capito quanto un quadro o una foto, possano diventare la scintilla di una storia: la propria.
Raccontarla, poi, siamo d'accordo sia solo un esercizio ma la sua origine, in effetti, possiamo a tutti gli effetti, ripeto, considerarla oscura e remota. Il prodotto dello scambio di una vocale per una consonante: da caso a caos, per esempio. Oppure uno sfocato dovuto a un errore di apertura del diaframma e d'impostazione del tempo di scatto.
La profondità, quella di campo ma non solo, spesso è frutto di un errore. Tuffati un po' più verticale e ti ritrovi nel verde più profondo che il lago possa offrirti, in Agosto. Nel '92 ho trent'anni e almeno questa cosa della relazione tra verticalità e profondità l'ho capita. Grazie al verde e alle estati del lago.
Nel '92 ho trent'anni e scatto foto sbagliate. Qualcuna ora mi accende.
Le parole dei pittori sono povere rispetto alla loro pittura
A trent'anni le parole che uso non riescono a descrivere quel che mi succede e oggi, dopo trentatrè anni, la vita intera del povero Cristo, mi sono convinto che chiunque scriva ciò di che gli è accaduto nel corso del tempo operi una finzione proprio per l'inadeguatezza delle parole. Cionondimeno sento di doverlo fare e proprio mentre guardo una foto di oltre trent'anni fa.
Il Bianco&Nero lo considero il colore dei ricordi perché da due colori si generano infinite combinazioni di grigio delle quali nella realtà possiamo percepirne qualche centinaio solamente, comunque bastevoli a descrivere a noi stessi, nel cassetto dei ricordi, tutte le sfumature di cui sono fatti. Nel '92 ho trent'anni ma lo so che il tempo dentro di noi la modifica la realtà, di quell'attimo pieno di colori e luce calda resteranno impressionate le nuances, le luci e le ombre. Contorni che gli anni confonderanno sempre più, volti che non riusciremo più a rammentare, sfocature. Sfumature di bianco e nero.
“Tanto vale prendere un Hilford 400 ASA” devo aver evidentemente pensato. Poi apro troppo senza calibrare la macchina fotografica sulla sensibilità della pellicola. Sbaglio foto spesso e altrettanto non trovo le parole ma alla fine sono loro a trovare me. Quando sono in mutande e non ho ancora preso il caffè.
Nel '92 ho trent'anni, Thelonius Monk e Husker Du in cuffia, il pallone mi ha fatto un callo sull'anulare, tra prima e seconda falange che quando gioco a pallacanestro si apre. Sanguino ed è maglie sporche e sudore e tanto altro che conosce solo chi ha imparato che giocare, come vivere, è questione di ritmo. Nel '92 ho trent'anni e una ragazza bellissima accanto. Adesso che ci penso non ci ho mai ballato.

on air/ interpol : : slow hands