il moscone non preannunciava visite imminenti, vista l'ora di notte, ma era lo stesso assai fastidioso. un ronzìo cieco nel buio della sua camera da letto. già per due volte era stata costretta ad alzarsi, accendere l'abat-jour, aprire le finestre dopo aver scostato la tenda affinchè se ne uscisse da solo, senza costringerla ad adottare misure drastiche. inutilmente. il terzo tentativo fu il più fruttuoso ma per via della luce accesa, uscito il moscone era entrata una farfalla notturna dalle dimensioni ragguardevoli.
sembrava impazzita, girava attorno al lampadario sbattendo ora contro il soffitto ora sulla lampadina. se possibile quella farfalla faceva anche più rumore del moscone.lei perse la testa, prese nella cesta dei panni da lavare una maglia, attese paziente che la farfalla si posasse sulla parete candida e, noncurante di eventuali macchie sul muro la fulminò con un lancio preciso. poggiata la testa sul cuscino i pensieri presero il sopravvento sul sonno, aveva lasciato libero un moscone, che per inciso le faceva anche alquanto ribrezzo e poi, a causa di quel riguardo nei confronti dell'incolumità dell'insetto, aveva cinicamente ucciso una farfalla.
a cosa servivano le farfalle?
pensòsi ricordò di qualcosa che aveva sentito da chissà chi a proposito del battito della ali della farfalla di New York che poteva pure cambiare il clima a Tokio.
si alzò pensierosa, scostò di nuovo la tenda e guardò fuori.
vide splendere una luna che più piena di così non l'aveva mai vista.
accanto, nel cielo nero, brillavano stelle come pezzi di vetro al sole.
se quella farfalla avesse continuato a sbattere le ali avrebbe di sicuro nascosto quella luna e quelle stelle con nuvole fatidiose come mosconi, in un posto lontano da lì. chissà dove.
sorrise, si distese nel letto, tirò fuori le braccia dalle lenzuola e finalmente si addormentò.
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