17 ottobre 2009

on a train

A stento trovo posto a sedere sul regionale per Spoleto, sono occupati anche gli strapuntini degli ingressi davanti ai bagni. Non è che non mi piaccia viaggiare in piedi, ma mi aspetta una lunga giornata di lavoro, così decido di svegliare una signora addormentata coi piedi allungati sull'unica poltroncina libera rimasta nello scompartimento. Mi scuso, e per farmi perdonare la aiuto a mettere a posto una valigia pesantissima. Non che non ami viaggiare in piedi, tutt'altro.

Ricordo che mi è sempre piaciuto stare ore col muso appiccicato al finestrino e lasciarmi scorrere negli occhi chilometri e chilometri di immagini veloci. Nella testa ci entravano alberi, pali della luce, case, campagne coltivate, frutteti ordinati e cartelloni della pubblicità. Una miriade di messaggi subliminali, insomma. E ogni cosa che colpiva la rètina andava subito a pescare nel torbido del mio cervello, quel che vedevo si collegava immediatamente con un pensiero, un ricordo o un'altra immagine. Subito spariva per far posto alla successiva e così di seguito, a ritmo incessante. Ora dopo ora, chilometro dopo chilometro.
Poi, inaspettato, arrivava il buio totale e accecante nel quale mi immergeva l'ingresso del treno in una galleria. Al piccolo sobbalzo del cuore seguiva una percezione dei suoni più forti e netti, era come cambiare improvvisamente luogo, canale, vestito, vita. Perché il buio ti costringe a rientrare dentro, ad abbassare le palpebre per guardare meglio all'interno.
Quel ripiegamento non era una ritirata bensì la quiete, l'attimo in cui tutto tornava in ordine, il buio era come frullasse ogni cosa per estrarne un senso nuovo, alieno. Una logica insperata nelle cose che altrimenti non si sarebbe mai affacciata alla mia mente. Pensieri fino a quel momento estranei si facevano strada, intuizioni, semplici visioni, trovavo connessioni nuove, spremevo sintesi da tutto quel marasma. Raccoglievo chiavi perdute su marciapiedi passati per poter aprire porte future.

Mi siedo dopo aver sistemato la giacca, tirato fuori il quaderno e la matita, alzato appena il volume dell'I-pod. Sbircio distratto la donna seduta accanto al finestrino della fila opposta, perché sui treni ce n'è sempre una, coi capelli scuri e gli occhi grandi, un po' tristi, che guarda fuori. Guarda passare veloci le stesse case, pali della luce, frutteti e campagne coltivate pensando con nostalgia a quel che ha appena lasciato, temendo ciò che troverà all'arrivo, forse. Senza apprezzare, probabilmente, il valore del viaggio. Tempo magico, simbolico, etereo eppure così concreto.
Forse è perché si sente osservata che si gira verso di me, mi guarda e io non abbasso gli occhi. Per un attimo ci incontriamo.
Per un po' viaggiamo assieme.


on air/

manic street preachers : : everything must go (chemical bros remix)

 

6 commenti:

  1. la chiusura finale è veramente bella! L'incrocio di sguardi coi quali ci si scambia emozioni, sensazioni, percorsi di vita, smarrimenti, "prendendosi per mano" per viaggiare insieme, anche se solo per brevissimi istanti, mi ha commossa. Quanto al resto, quella donna che guarda fuori dal finestrino, assorbendo avidamente ciò che scorre veloce, potrei essere io. Io che quando viaggio, "tocco tutto con gli occhi" per non dimenticare niente, sia quando arrivo che quando vado via. E' un post che mi ricorda i viaggi da studentessa universitaria, quelli fatti la domenica sera verso roma e quelli fatti il venerdì pomeriggio verso casa. Dolce casa...

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  2. capita spesso anche a me d'incrociare occhi sui treni dei miei viaggi, a volte incontri occhi davvero interessanti che ti riportano alla mente persone e sentimenti del passato...e ricordi anche il perchè ami i treni...e il loro scorrere fra il verde della natura e dei tuoi pensieri

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  3. iolosoxchecero .. grazie, "toccare tutto cogli occhi" mi sa che te la rubo ..
    morfea .. incrociare occhi e vite per un momento solo, ma il viaggio è come se quel momento lo dilatasse all'infinito.

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  4. è vero.
    quel genere di donne lì le passa in automatico trenitalia...:-)
    grande post Still
    un bacione

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  5. Grazie per avermi messo sopra un treno in movimeno, in uno scompartimento con una sconosciuta che guarda fuori dal mio stesso finestrino; e per un attimo avere avuto la certezza o l'illusione, che stessimo provando la stessa senzazione.
    Essere intimi e complici senza essere nemmeno conoscenti!

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  6. uv@matura .. benvenuta, e 'fanculallavolpe anche da parte mia.

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