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3 gennaio 2013

gnu year risin'

Le due del mattino del primo gennaio. L'uomo dalla Punto gialla si pone in finestra. Sapete quelle cose del tipo "sguardo sul mondo con espressione meditabonda sull'anno appena passato e vagamente speranzosa rispetto a quello che verrà"; non appena tornato al qui e adesso, vede un tale, barcollante, evidentemente ubriaco. Appoggiatosi con una mano a un auto, con l'altra, dopo aver ravanato il giusto, estrae l'arnese e mette una seria ipoteca su quella che può essere la pisciata su paraurti più lunga del secolo. Per un attimo l'uomo della Punto gialla pensa anche di far partire un applauso, un fischio, un qualsiasi segno di apprezzamento del gesto. Poi realizza che lui la Punto gialla non ce l'ha più da un pezzo...e che quella è proprio la sua Polo.

on air/

public enemy : : harder than you think (featurecast rmx)

7 ottobre 2012

captivus





Troppi vestiti invernali dentro l'armadio occhieggiano, mi guardano come avessi proprio bisogno di coprirmi
magari è solo che non ce la fanno più a stare chiusi lì dentro, al buio, assieme a vecchi jeans strappati, magliette lise e maglioni ormai sformati 
è che non ce la faccio a buttare via le cose che per tanto tempo mi hanno accompagnato 
non ce la faccio a liberarmi di certe parti di me 
forse dovrei, ma la storia mica dovrebbe finire così, nel secchio della spazzatura 
tanto comunque i conti continuerei comunque a farceli 
la tua storia va oltre lo spazio nell'armadio che non basta mai 
e anche se decidi di mettere ordine, il caos che ormai regola il mondo avrà sempre la meglio 
paradossale vero? 
più tempo spendiamo a sistemare le cose 
più le cose precipitano, disordinatamente 
più è pulito e a posto in casa 
più tutto è a ferro e fuoco, fuori 
sarà il caso di uscire e fare un giro? 
o restare in casa, ripensare alle storie 
provare a tirare fuori un ricordo, una parola, un volto dalla memoria 
magari un insegnamento 
e andare avanti 
cercando di non far caso al troppo nell'armadio 
o al limite, coprirsi 
ché il freddo arriva presto.


on air/

arms : : tiger tamer

9 febbraio 2012

viaggio in sicilia


Fiumicino è un'esperienza mistica, arrivare con necessario anticipo e imbarcarsi con la hostess che ti dice "stavamo per cancellarla dalla lista", solo perchè le norme antiterrorismo richiedono tempi lunghissimi.
Aperitivo a Taormina, cena di pesce a Giardini Naxos. Frank Sinatra a far da sfondo sonoro. Il tempo si è fermato.
L'Alcamo bianco non picchia, è sornione.
La stanza è grande, anche il letto, la doccia è un piacere farla senza dover stare attento a non schizzare troppo.
Ho affrontato il pomeriggio armato di nuovo taglio di capelli, camicia crema, pantalone blu e giacca di velluto, inserito appieno nell'immaginario collettivo Camilleriano. L'occhiale da sole vintage che la signora dice che sembro tanto un attore americano, termina l'opera.
Gli arancini sono quanto di più prossimo al paradiso si possa immaginare, dappertutto limoni e agrumi. Giro la testa da un lato e c'è una chiesa del trecento, guardo dritto e il mare è appena increspato, mi giro dall'altro lato e vedo l'etna coperto di neve.

L'occhio spazia un po', mancava.
L'anima viaggia, chissà se torna.
Intanto vado a dormire e spengo la luce, tanto se torna bussa.


on air/

the barr brothers : : give the devil back his heart

13 dicembre 2011

hyperfog


Ad annusare respiri, sospiri, si sanno cose delle persone
non solo se hanno mangiato aglio
per esempio se i piedi puntano verso lo spazio più aperto che c'è.

La nebbia è la pagina del libro che devi rileggere, perché qualcuno ti ha distratto in qualche modo, o forse solo perché eri stanco. Devi tornarci per andare avanti, per evitare di sbattere contro il muro che non vedi ma sai che c'è. Mi piace la nebbia, la pioggia, l'alta montagna ma anche la spiaggia lunga, le onde che sbattono forti e i laghi scuri. In piscina da piccolo piangevo, le urla dell'istruttore e l'odore del cloro mi stringevano la gola. Non ha carattere suo figlio, signora così dissero a mia madre. Lei gli credette e dopo un po' anche io. Poi uno zio con gli occhi celesti come una caramella mi regalò un manualetto americano primi '70, nuotare è facile come camminare campeggiava a grandi lettere il titolo. Ogni sera ne leggevo un po', era la mia bibbia. Un giorno d'estate in vacanza sul lago, decisi di fare il bagno da solo, e pian piano imparai guardando quelli più bravi di me. Ora nuoto per almeno un chilometro, ogni giorno.
La nebbia?
Sempre acqua.


on air/

the roots : : sunday bloody sunday/pride (U2 cover)

steffaloo : : let it die (feist cover)

3 dicembre 2011

ottusi




ottuso
continuo a provare a non cadere sentendo crolli dentro, come quando fai una buca nel bagnasciuga
già lo sai che le pareti non reggeranno e comunque scavi ancora un po'.
Lo stormo di uccelli sulla mia testa gioca alle figure che noi, qua sotto, si prova a indovinare, e non facciamo mai in tempo che tutto è già cambiato

del tramonto ricorderò sempre l'odore del rosso luminoso, diffuso, irreale e per questo foriero di sventure
certi uomini hanno sempre bisogno di qualcosa che li tenga sulla terra ché se li lasci andare non è detto salgano su come palloncini fuggiti a piccole mani.
qualcuno va giù, giù, giù. poi ancora un po', senza rimbalzare. Mai.

io? vivo d'inerzia
i miracoli esistono
non sono poi così rotondo e le mie giornate sono mai in discesa.

La signorina danza una vecchia hit di Madonna mentre fotocopia la cartella clinica di mia madre, un saltello, un "oh yeah!" e la macchina vomita fuori un duplicato dell'ultimo tracciato
l'ultimo ECG prima di morire.
Vorrei essere stormo, adesso. Cagargli sul parabrezza.


on air/
the roots : : redford (sufjan stevens cover)


18 novembre 2011

back to my new home


è giorno di mani stanche e voce alta.
solo tra schegge d'asfalto nero e foglie morte
posso trovare un pensiero sussurrato,
di me.

on air/

the missing season : : there's a light that never goes out

26 luglio 2011

sabbia&coca-cola 2011, cose che il vento non scuote


odore di pietre
o la durezza di aria così trasparente
che se la respiri è più facile capire
il colore dell'ultimo attimo prima dell'ultima onda
sulla spiaggia che resta
l'incanto di un indugio
che la brezza porta via

io, lì 

un tronco che la mareggiata ha lasciato sulla sabbia. E biancheggiare.

21 luglio 2011

sabbia&coca-cola 2011, (di)versi(e)perpendicolari


l'eco del silenzio tra gli orti
risuona d'abbandono
lascia spazio alla menta
al finocchio, 
selvatici.

illuminano l'aria certi profumi
vibrano, 
seconde voci alla campana.
oggi non rintocca per una vecchia contadina
che se n'è andata
ma per tutta questa civiltà

morta, ormai.


on air/

anna rose : : my body is a cage

16 luglio 2011

sabbia&coca-cola 2011, a prequel

Nella mia città venti chilometri a quaranta all'ora non vuol dire necessariamente un viaggio di trenta minuti.

Alle due del pomeriggio il sole picchia forte di fine giugno, è quasi la festa di San Giovanni, la festa di Roma, quella vera, quella più antica. Non più sentita, sconosciuta alle nuove generazioni eppure prepotente come il solstizio d'estate.
Alle due del pomeriggio la mia pelle brucia e non posso togliere le mani dal gas o dal freno, la tangenziale richiede attenzione se viaggi su due ruote, le auto poco sopportano chi di solito le supera svicolando nel traffico. Poco sopportano tutto, gli automobilisti romani, ormai, e il caldo non aiuta.
Fermo al semaforo, accostato a un furgoncino che va' col volume alto il giusto, riesco a sentire i proclami di guerra radiofonici di Marione, il ministro Castelli ha appena dichiarato che qui siamo culturalmente arretrati.
Rido, appena un secondo, è scattato il verde e già dietro suonano spazientiti per il tempo di reazione non da centometrista del furgoncino. Lui li sfiora con lo sguardo dallo specchietto retrovisore, riparte sbuffando fumo nero, come fosse una seppia.
La signorina esce dallo svincolo senza freccia nè la minima preoccupazione per il mondo attorno, nella sua Smart parla al cellulare e ride, cazzo vorrà il mondo?
Guardo negli specchietti alla ricerca dell'evoluzione del soggetto, signorina più cresciuta, in carriera, mercedes classe A, iPhone, ma stile di guida e domanda esistenziale che restano immutati. Solo un minuto e me ne passano pericolosamente accanto almeno due. Il punto non è quanto vicine passino le auto, il punto è il tempo, una questione di timing, se l'auto ti sfiora mentre stai per incrociare una delle tante buche il problema è di una certa rilevanza. Leggere la strada, leggere il traffico, leggere il tipo di auto e relativa categoria di guidatore, mettersi nei panni dell'automobilista, ragionare come lui. Eppure, nonostante ogni precauzione, ogni attenzione, c'è sempre l'incognita con cui fare i conti. La strade a Roma sono elementi complessi, non lineari, piene di variabili.
Conoscere il tessuto sociale e le abitudini dei nuovi cittadini aiuta. Se un manovale rumeno alle sette del mattino fa colazione con una birra da 66 cl, come potrà guidare il camioncino alle quattordici? Spazio, dare spazio, calcolare metri, velocità, irregolarità del manto stradale, vivacità dello sguardo del guidatore che si accinge a superarti, o di quello che stai per sorpassare.
Poi d'estate la città si anima di lavori, i più svariati e fuori luogo, dalla creazione della nuova stazione Tiburtina agli upgrade del gas fatti il giorno dopo la riasfaltatura della strada. Così all'ennesimo restringimento a una sola corsia siamo tutti intrappolati nel caldo, sotto il sole, sopra una strada nera e bollente. Dal SUV nero davanti a me, sbuca un braccio tatuato all'inverosimile, con una schicchera il mozzicone della sigaretta vola via, verso il mio parabrezza. Bestemmio, do' gas, lo accosto e lo guardo negli occhi poi faccio il gesto di schiccherare un inesistente mozzicone verso il suo finestrino aperto. Capisce e si scusa, resto basito. Ecco la variabile impazzita. Il sospiro mi si strozza nella gola, una follia respirare quest'aria così calda. 
Arrivato a casa scendo dallo scooter, sono tutto un dolore, mi stiro poi faccio due passi verso la fontanella, devo darmi una sciacquata. L'acqua è così fresca, buona. E poi è ancora pubblica. 

3 marzo 2011

dalla finestra, teste di radio







Mi affaccio alla finestra, come ogni giorno, e getto il mio primo sguardo sul mondo. Ancora carico di aspettative e fiducia, la notte, evidentemente, ha portato riposo, non consigli.
La signorina con la sua nuova cinquecento scende veloce dall'auto e sculettando s'allontana poi si gira, distende il braccio armato di chiave a infrarossi e spara precisa la sua chiusura centralizzata. Ha occupato due posti, in un quartiere dove per un parcheggio le persone spesso vengono alle mani. Me la immagino cresciuta con la mamma che a pranzo le dice "perché non mangi lo stracchino? guarda che ci sono bambini in africa che non hanno nemmeno il pane"
Lei lo stracchino non l'ha mai mangiato, non è diventata obesa per compensare il senso di colpa nei confronti di altri bambini sconosciuti del terzo mondo, è comunque una stronza venuta su proprio bene.
Mi affaccio alla finestra, come ogni giorno e respiro un po' di quel veleno fuori. La cura giusta, omeopaticamente parlando.
I piccioni provano a circondare un gabbiano intento a sbocconcellare una cornacchia riversa sul marciapiede, a pancia in su già da ieri sera. Più grande e cattivo li tiene a distanza, malgrado il numero, malgrado la città, anche senza il mare.
Come ogni giorno sorrido. In attesa della signora del piano di sopra che batte il tappeto. Polvere sui miei pensieri, affacciato alla finestra.

26 gennaio 2011

traindog (a luciano bianciardi, letto in treno)

L'inizio del viaggio non è mai il momento migliore
il freddo ancora chi parte rimpicciolisce nel cappotto
e vede i suoi luoghi man mano scomparire
e i campi che scorrono veloci allaga gli occhi
cosa accadrebbe delle nostre anime, se.
figli di gente operosa e quieta
isole sotto il sole
terra che brucia in mezzo al mare.

on air/

robert glasper experiment : : stakes is high (de la soul cover)

31 agosto 2010

sabbia&coca-cola 2010, io cammino





attraverso il miele di un bicchiere di vinsanto guardo le onde, la sera
con l'anima in bilico come il pescatore in piedi su quello scoglio
e all'occorrenza saper tornare col cuore all'entroterra.

6 dicembre 2009

life (in) jury




La non perfetta congruità articolare del ginocchio è compensata dai menischi.
L’estremità inferiore del femore presenta in avanti la troclea femorale, il cui versante esterno è più largo ed esteso dell’interno.
Al di sotto della troclea troviamo i condili femorali:
il condilo interno è più lungo, più stretto e più obliquo dell’esterno.


c'è quei momenti in un dato periodo della vita, di norma all'approssimarsi del natale, quando gli anni che vedi davanti sono decisamente meno di quelli se ti volti a guardare, in cui puoi avere la netta sensazione di non vivere in bianco e nero.
affatto.
ti senti circondato da un alone, inserito in una sorta di bolla colorata. un'aura.
viola.
in quei momenti è possibile che tu ti senta triste, molto triste.



Il menisco interno è molto più aperto dell’esterno. I corni anteriori e posteriori sono fissati nelle superfici pre e retro spinali, in solidarietà quindi con i piatti tibiali, sono deformati dai movimenti dei condili femorali. Essendo più chiuso, il menisco esterno ha maggiori possibilità di deformazione e di conseguenza maggiori possibilità di sfuggire a meccanismi lesionali. Infatti è il menisco interno maggiormente coinvolto in traumatologia.


è altresì possibile sentirsi incazzati, profondamente incazzati. ecco, dicevamo di certi momenti in un dato periodo della vita nei quali è pure possibile che ti senti al contempo triste e incazzato. e allora le provi tutte:
prendi a sfogliare un libro
ti prepari un rum&pera
metti su un po' di musica
e con orrore t'accorgi che non basta, che il viola attorno è ancora tutto lì.
allora frulli lontano il libro, appena appena brillo a causa della pera addizionata, provi a cambiare musica.

 
La stabilità trasversale del ginocchio è data dal Legamento Crociato Anteriore e dal Legamento Crociato Posteriore, dalla porzione esterna dei gusci condiloidei e dai legamenti collaterali. In flessione sono possibili movimenti di adduzione e abduzione
La stabilità antero posteriore è assicurata dai legamenti crociati.
La stabilità rotatoria esterna dai collaterali, quella interna ancora dai crociati
In flessione a 60° abbiamo la massima instabilità torsionale del ginocchio.



sì .. è così, dev'essere la musica che non è quella giusta.
rivolti il mobiletto portaciddì poi dietro una pila di libri scorgi, miracolo, i tuoi antichi vinili.
cazzo! .. guarda che roba
scarti gli anni '90
guardi gli '80 con un certo sospetto
punti diritto verso le cose più antiche e selvagge che ti ricordi
i creedence, i byrds, gli who
I can't explain .. perfetta!
ed è così che ti ritrovi appena a danzare, ti gasi poi ti sciogli con un altro goccio di rummeppèra, un passo più aderente al mood
una giravolta
falla un'altra volta

con l'arto inferiore in leggera flessione ..


on air/

a scopo preventivo di distorsioni accidentali

iron&wine : : peace beneath the city

scarica l'intera raccolta di demos fall '07 .. e non avrai a pentirtene

6 novembre 2009

14/11



noi si sarà lì ..
aperitivo lungo, ingresso gratuito, tappeto sonoro, letture di scritture, qualche poesia, un piccolo ricordo di Alda Merini, ospite a sorpresa che leggerà una cosa tanto tanto carina, sonorizzazioni improbabili, improvvisazioni obbligate, umanità varia ed eventuale. meglio che la tele.

il mood sarà tipo ..

flunk : : karma police

4 tet : : iron man

tipo ..

29 ottobre 2009

ecce homo

tenere botta
e battersi il petto.
cose che lasciano lividi

on air/

emancipator : : shook (mobb deep/sigur ros mash-up)

via souled on

25 ottobre 2009

compleblog


on air/

florence and the machine : : blinding

l'ultima fissa di questo blog .. che ormai ha 5 anni, mica cavoli

photo & GIMP : : stillpoint

23 ottobre 2009

yas (yet another snapshot)




stretta la foglia larga la via
avete fatto la vostra ora dico la mia:

c'è un gruppetto di studenti al bar
parlano di "'sto cazzo de latino"
"tzoccola che a ottobre già 'r primo compito"
una di loro mostra ai raggi del sole delle novemenunquarto
il lavoro del suo ortodontista
costato chissà quante ore di straordinario a un padre stanco e sfiduciato, ormai
brilla
acceca quasi
metallico e freddo
poi da quella bocca armata d'apparecchio e vistosissimo rossetto esce uno sputo preciso.
galleggia in una pozzanghera d'acqua scura assieme al mio sguardo riflesso.
un altro, assente dai discorsi dei compagni di scuola, lecca per lungo una cartina grande, poi ne strappa via l'eccesso
provo ad immaginarmi nei panni della tzoccola
che lo interroga
che annega nel silenzio che ne segue
assente e ignorante
poi nello sguardo inebedito e arrossato di un giovane studente stonato già alla seconda ora.
mi giro verso il bar di fronte
fuori, seduto contro il muro, un pensionato strappa un pezzetto di briòsc
la inzuppa nel caffellàtte
lascia cadere le gocce di troppo
e con mano tremolante porta alla bocca.
sul muro dietro di lui con la vernice rossa c'è scritto
quando vai in guerra il nemico poi ti spara
mi aspetto da un momento all'altro di veder traballare sulla mia giacca la luce rossa di un puntatore laser
in guerra, io, mi ci sento da un pezzo.

stretta la via larga la foglia
sotto spesso ci si nasconde una merda di cane.


art/amilcare di paolo : : autoritratto

di lui osea cipriani scrive:

Amilcare Di Paolo raccoglie ogni genere di oggetto che cattura la sua attenzione: legni scheggiati, vecchi elementi di ferro, pietre erose dal vento o dall’acqua; li riporta nelle sue opere concedendogli lo spazio per ricaricarsi, con il resto della composizione, di una componente magica piena di affettuosa ironia. La sua superficie non è mai piatta e sognante, spesso la trattazione è drammatica, basti vedere l’uso frequente dei graffi e delle incisioni, che svelano una natura tormentata, afflitta dalla nostalgia per quella felicità che poteva essere e non è mai stata.


..ecco, appunto.

on air/

frangar non flectar : : la trappola

di loro stessi invece scrivono :

Quindici anni di storia e la necessità di trovare l'essenziale, la sostanza, l'origine. Il suono , la parola che includano tutto il resto. Niente abbellimenti, niente fronzoli. Rock 'n' Roll'. Puro e semplice.
La poesia è nel gesto diretto, scarno, che non ammette equivoci. Nella sincerità assoluta, che si fa sussurro e si fa volo. C'è l'orgoglio di offrirsi con la propria unica verità, quella del corpo e del sangue.

su jamendo c'è tutto l'album.

17 ottobre 2009

on a train

A stento trovo posto a sedere sul regionale per Spoleto, sono occupati anche gli strapuntini degli ingressi davanti ai bagni. Non è che non mi piaccia viaggiare in piedi, ma mi aspetta una lunga giornata di lavoro, così decido di svegliare una signora addormentata coi piedi allungati sull'unica poltroncina libera rimasta nello scompartimento. Mi scuso, e per farmi perdonare la aiuto a mettere a posto una valigia pesantissima. Non che non ami viaggiare in piedi, tutt'altro.

Ricordo che mi è sempre piaciuto stare ore col muso appiccicato al finestrino e lasciarmi scorrere negli occhi chilometri e chilometri di immagini veloci. Nella testa ci entravano alberi, pali della luce, case, campagne coltivate, frutteti ordinati e cartelloni della pubblicità. Una miriade di messaggi subliminali, insomma. E ogni cosa che colpiva la rètina andava subito a pescare nel torbido del mio cervello, quel che vedevo si collegava immediatamente con un pensiero, un ricordo o un'altra immagine. Subito spariva per far posto alla successiva e così di seguito, a ritmo incessante. Ora dopo ora, chilometro dopo chilometro.
Poi, inaspettato, arrivava il buio totale e accecante nel quale mi immergeva l'ingresso del treno in una galleria. Al piccolo sobbalzo del cuore seguiva una percezione dei suoni più forti e netti, era come cambiare improvvisamente luogo, canale, vestito, vita. Perché il buio ti costringe a rientrare dentro, ad abbassare le palpebre per guardare meglio all'interno.
Quel ripiegamento non era una ritirata bensì la quiete, l'attimo in cui tutto tornava in ordine, il buio era come frullasse ogni cosa per estrarne un senso nuovo, alieno. Una logica insperata nelle cose che altrimenti non si sarebbe mai affacciata alla mia mente. Pensieri fino a quel momento estranei si facevano strada, intuizioni, semplici visioni, trovavo connessioni nuove, spremevo sintesi da tutto quel marasma. Raccoglievo chiavi perdute su marciapiedi passati per poter aprire porte future.

Mi siedo dopo aver sistemato la giacca, tirato fuori il quaderno e la matita, alzato appena il volume dell'I-pod. Sbircio distratto la donna seduta accanto al finestrino della fila opposta, perché sui treni ce n'è sempre una, coi capelli scuri e gli occhi grandi, un po' tristi, che guarda fuori. Guarda passare veloci le stesse case, pali della luce, frutteti e campagne coltivate pensando con nostalgia a quel che ha appena lasciato, temendo ciò che troverà all'arrivo, forse. Senza apprezzare, probabilmente, il valore del viaggio. Tempo magico, simbolico, etereo eppure così concreto.
Forse è perché si sente osservata che si gira verso di me, mi guarda e io non abbasso gli occhi. Per un attimo ci incontriamo.
Per un po' viaggiamo assieme.


on air/

manic street preachers : : everything must go (chemical bros remix)

 

12 ottobre 2009

breath of life

memoria
tracce di ritmo naturale
impresse nel fango secco
di secoli assolati
si beve acqua sporca
quella che piove ogni giorno


on air/

flotilla : : 1000 jacobs 

30 settembre 2009

il bello delle cose semplici




mia moglie esce molto presto al mattino per andare a lavorare, mia figlia si sveglia quando sente chiudersi la porta e si riaddormenta solo se ..
non male andare a letto la sera con una donna matura, peraltro molto attraente, e risvegliarsi al mattino con accanto una più giovane di trentacinque anni :-)
aspetto l'uscita del disco per parlarne in maniera più approfondita, ma il singolo di Giuliano Dottori è un gioiello, semplice, brillante.

on air/

giuliano dottori : : chiudi l'emergenza nello specchio

photo : : quelquechose