8 agosto 2006

piccoli bastardi

adesso qualcuno tirerà fuori la solita vecchia storia di un padre poco presente o una madre disattenta o entrambe le cose adesso diranno che la colpa è della societàtroppatelevisione la scuola che non fa il suo mestiere o della playstation e qualcuno dirà che non ci sono più le stagioni.
adesso tutto cambierà.
ho sempre voluto un cane, -non abbiamo un giardino- diceva la mamma..
-nemmeno un balcone- rincarava mio padre..
questo lo capivo anche se bambino ma
io
comunque
volevo un cane
non che mi sentissi solo o che avessi bisogno di un succedaneo materno
molto semplicemente
volevo un cane
di quelli grandi che ci potevi fare la lotta per terra o farti tirare quando li portavi fuori a pisciare.

a ferragosto con la città svuotata e le strade sgombre, bande di bastardi si facevano coraggio e scendevano nel quartiere, durante il resto dell'anno pascolavano vicino alla ferrovia, ma quando possibile, di notte si prendevano una vacanza pure loro e venivano a vedere da vicino il mondo degli uomini. coi gatti del giardino del mio palazzo ci si azzuffavano subito, poi, trotterellando coatti andavano a bere alla fontanella all'angolo e via a caccia di altre comunità feline, di cassonetti in cui rovistare, alberi sui quali alzare la zampa.
il gruppo del dopocena passava sotto le mie finestre ogni sera quasi alla stessa ora, finiva il telegiornale e io mi affacciavo per guardarli e c'era sempre in coda al gruppo un canuccio bianco con la macchia marrone sul muso, poco più di un cucciolo.
io allora fischiavo e lui si fermava, col naso all'insù mi cercava e faceva una specie di guaito, come un saluto.
certe volte nascondevo un pezzo di pane col sugo e glielo tiravo e allora sembrava che mi ringraziasse con lo sguardo.
era diventato lui il mio cane
anche piccolo
anche se non lo portavo al guinzaglio a pisciare
anche senza giardino
e nemmeno un balcone.

una sera sotto le mie finestre, la gattara lasciò una cartata di riso e carne per i gatti che la seguivano sempre. aveva con sè cibo in una busta del supermercato e un bastone per camminare.
solitamente passava alla sette di sera ma quella volta arrivò tardi, subito dopo che il canuccio bianco col muso marrone aveva svoltato l'angolo della fontanella, l'odore del riso con la carne, troppo forte, richiamò indietro il mio amico che correndo e abbaiando bloccò per un istante i gatti e come un lampo si gettò sul cibo.
nonstante l'età, l'anziana signora fu rapida ad alzare il bastone e spaccare la testa del cane, altrettanto lo fui io a farle cadere in testa il vaso col ficus che mamma teneva sul davanzale, e anch'io gliela spaccai.

io volevo solo un cane.
tutta colpa del giardino che non avevamo.
o almeno un balcone.


on air/damien rice::creep
           sophie koh::creep

7 commenti:

  1. punto primo.. mi piace commentare per primo quello che scrivo

    punto secondo..non è che abbia tutti 'sti commentatori ma non è questo il punto (appunto)

    punto terzo..il commento:


    non è una storia vera, nè inventata, è quello che mi è venuto in mente la sera dell'attacco israeliano a cana con tutti quei bambini morti portati in braccio ed esposti alle telecamere di mezzo mondo..è quello che penso possa essere per me il conflitto in medio oriente..una cosa che non riapetta la consecutio temporum, una cosa sgrammaticata e talvolta incomprensibile nella forma e, soprattutto, nella sostanza. qualcosa che mi lascia tanto amaro in bocca e che non riesco a digerire cosicchè l'amaro mi si ripropone di tanto in tanto..cosa ci vuole a costruire le case almeno con un cazzo di balcone?

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  2. Io credo che i balconi manchino ai cervelli delle persone.

    Se nelle menti ci fossero più balconi su cui mandare certi pensieri a prendere un po' di aria e sole, la vita sarebbe certo meno complicata.

    Ma questo è solo il mio pensiero, uno di quelli appena rientrati dal balcone.

    :-)


    Bellissimo post Ste, come sempre.

    Un beso.

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  3. si fatica a commentare... però i balconi di alkanette son un gran bel concetto...

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  4. alka..quoto lacenere

    lacenere..alka è amica mia chettecrèdi..:-)

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  5. wow.

    Un gran post Still-

    I balconi io li ho sempre immaginati come i cassetti delle cae, sempre aperti ovvio, senza un po' d'intimità..se questa "visione" è giusta allora sono davvero lì apposta per metterci pensieri e avenimenti da lasciar fuori a prendere la "serena" come si dice da me, che ' poi l'aria della notte. Allora tutto fuori a prendere la serena..

    un abbraccio, mi hai lasciato il cuore in gola.

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  6. Pensavo di essermi imbattuta in un altro matto, convinto di avere un cane (sono circondata: amica, fidanzato) e invece è "solo" Still, col suo bel balcone e un grandissimo giardino tutt'intorno alla casa.


    Tibbacio.

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  7. box..è "solo" un altro matto..tibbacio anchìo

    sinforosa..tutti fuori a prender la "serena"

    chiunque passi di qui..oggi c'era l'amaca di michele serra su repubblica che rendeva alla perfezione il concetto sul conflitto..lo quoto quando dice che auspica una bomba all'oblìo su tutto il mondo.

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