C'è un sacco di gente che parla da sola sull'autobus, la mattina.
E non parlano al telefono con cuffia e microfono. No. Parlano proprio da soli.
Si raccontano cose, così magari quelle cambiano, chissà.
La signora che incontro tutte le mattine sul 545 ripete la parola "bastardo" un numero infinito di volte, con intonazione monocorde, quasi fosse un mantra. Però, se presti attenzione, tra un'invettiva e l'altra ci mette delle parole chiave, adatte per aprire la sua storia: andato via, papà, puttana. Ci ho messo due mesi per capire che il marito è fuggito con la badante filippina di suo padre, al quale la questione deve aver spezzato il cuore che, data l'età, non ha retto. E nemmeno lei, evidentemente, perdere in poco tempo il marito e il padre deve averla fatta impazzire. Così ogni mattina si racconta com'è andata, per cercare magari un evento premonitore evidentemente sfuggitole, un segno inosservato, l'ipotesi che possa essere stata anche un po' colpa sua. Poi, invece no! "bastardo, bastardo, bastardo"
Sulla metro delle otto meno un quarto, il vagone di coda, quello più vicino all'uscita quando ferma alla stazione termini, è di conseguenza il vagone più affollato. Lì dentro ci trovo spesso un ragazzo schiacciato quasi dal peso dello zaino pieno di libri. Lo sento che prega ad alta voce, certe volte implora, altre ringrazia. Dipende dalla giornata, evidentemente.
Ad ogni fermata cambia faccia, diventa serio serio, si guarda riflesso nel vetro del finestrino e parla di tomismo, dell'allegoria della caverna, fenomenologia dello spirito e generi della conoscenza. Quando la metro riparte ricomincia con le sue litanie: venerdì l'altro una signora s'è avvicinata per sentire meglio, lui pareva non se ne fosse accorto, poi all'improvviso s'è girato e ha fatto "bù!"
La signora, dopo un balzo di un generoso paio di metri all'indietro, s'è fatta il segno della croce ed è scesa alla prima fermata utile. Probabile fosse nemmeno la sua.
Sul 905 una volta incontrai un vecchio che durante il tragitto fino al capolinea riuscì ad elencare date, armamenti, battaglie e scaramucce della campagna di Grecia nel '40. Ad un certo punto incespicò appena sul nome di un certo capitano di Verona, così per provare a se stesso che la memoria ancora non lo aveva tradito del tutto, snocciolò di filato tutta la sua compagnia, comandanti e sottufficiali inclusi. Scese salutando militarmente il conducente, che ricambiò il saluto.
Quando torno a casa non vedo l'ora di incrociare sul 409 "la principessa", come la chiamo io. Veste coordinata, sempre. Tailleur, sciarpa, cappellino, scarpe, guanti e borsetta in tinta: rosa antico, verde mare, azzurro carta da zucchero, giallo canarino e chissà quanti altri colori, nell'armadio. Pare proprio una donna d'altri tempi, però parla di politica e attualità. Informatissima, ha il solo difetto di mescolare tra loro notizie e personaggi. Un esempio? La nuova legge sull'università è una cosa sbagliata ed è colpa del grande fratello, la chiama “riforma Marcuzzi”.
Chissà cos'è che ti fa parlare da solo sull'autobus. Forse lo stress o i colpi della vita, magari la roba da mangiare che non è più quella di una volta oppure tutto questo traffico. Certe volte penso che magari, senza saperlo, pure io sono diventato un po' pazzo.
"direi proprio di sì"
disse ad alta voce la ragazza che gli era seduta accanto, alzatasi per scendere alla fermata, riordinando nel mentre lunghi dreadlocks di tutti i colori.