tenere botta
e battersi il petto.
cose che lasciano lividi
on air/
emancipator : : shook (mobb deep/sigur ros mash-up)
via souled on
29 ottobre 2009
25 ottobre 2009
compleblog
on air/
florence and the machine : : blinding
l'ultima fissa di questo blog .. che ormai ha 5 anni, mica cavoli
photo & GIMP : : stillpoint
23 ottobre 2009
yas (yet another snapshot)
stretta la foglia larga la via
avete fatto la vostra ora dico la mia:
c'è un gruppetto di studenti al bar
parlano di "'sto cazzo de latino"
"tzoccola che a ottobre già 'r primo compito"
una di loro mostra ai raggi del sole delle novemenunquarto
il lavoro del suo ortodontista
costato chissà quante ore di straordinario a un padre stanco e sfiduciato, ormai
brilla
acceca quasi
metallico e freddo
poi da quella bocca armata d'apparecchio e vistosissimo rossetto esce uno sputo preciso.
galleggia in una pozzanghera d'acqua scura assieme al mio sguardo riflesso.
un altro, assente dai discorsi dei compagni di scuola, lecca per lungo una cartina grande, poi ne strappa via l'eccesso
provo ad immaginarmi nei panni della tzoccola
che lo interroga
che annega nel silenzio che ne segue
assente e ignorante
poi nello sguardo inebedito e arrossato di un giovane studente stonato già alla seconda ora.
mi giro verso il bar di fronte
fuori, seduto contro il muro, un pensionato strappa un pezzetto di briòsc
la inzuppa nel caffellàtte
lascia cadere le gocce di troppo
e con mano tremolante porta alla bocca.
sul muro dietro di lui con la vernice rossa c'è scritto
quando vai in guerra il nemico poi ti spara
mi aspetto da un momento all'altro di veder traballare sulla mia giacca la luce rossa di un puntatore laser
in guerra, io, mi ci sento da un pezzo.
stretta la via larga la foglia
sotto spesso ci si nasconde una merda di cane.
art/amilcare di paolo : : autoritratto
di lui osea cipriani scrive:
Amilcare Di Paolo raccoglie ogni genere di oggetto che cattura la sua attenzione: legni scheggiati, vecchi elementi di ferro, pietre erose dal vento o dall’acqua; li riporta nelle sue opere concedendogli lo spazio per ricaricarsi, con il resto della composizione, di una componente magica piena di affettuosa ironia. La sua superficie non è mai piatta e sognante, spesso la trattazione è drammatica, basti vedere l’uso frequente dei graffi e delle incisioni, che svelano una natura tormentata, afflitta dalla nostalgia per quella felicità che poteva essere e non è mai stata.
..ecco, appunto.
on air/
frangar non flectar : : la trappola
di loro stessi invece scrivono :
Quindici anni di storia e la necessità di trovare l'essenziale, la sostanza, l'origine. Il suono , la parola che includano tutto il resto. Niente abbellimenti, niente fronzoli. Rock 'n' Roll'. Puro e semplice.
La poesia è nel gesto diretto, scarno, che non ammette equivoci. Nella sincerità assoluta, che si fa sussurro e si fa volo. C'è l'orgoglio di offrirsi con la propria unica verità, quella del corpo e del sangue.
su jamendo c'è tutto l'album.
tag:
a ovest di roma,
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diario,
musica,
Senza categoria
17 ottobre 2009
on a train
A stento trovo posto a sedere sul regionale per Spoleto, sono occupati anche gli strapuntini degli ingressi davanti ai bagni. Non è che non mi piaccia viaggiare in piedi, ma mi aspetta una lunga giornata di lavoro, così decido di svegliare una signora addormentata coi piedi allungati sull'unica poltroncina libera rimasta nello scompartimento. Mi scuso, e per farmi perdonare la aiuto a mettere a posto una valigia pesantissima. Non che non ami viaggiare in piedi, tutt'altro.
Ricordo che mi è sempre piaciuto stare ore col muso appiccicato al finestrino e lasciarmi scorrere negli occhi chilometri e chilometri di immagini veloci. Nella testa ci entravano alberi, pali della luce, case, campagne coltivate, frutteti ordinati e cartelloni della pubblicità. Una miriade di messaggi subliminali, insomma. E ogni cosa che colpiva la rètina andava subito a pescare nel torbido del mio cervello, quel che vedevo si collegava immediatamente con un pensiero, un ricordo o un'altra immagine. Subito spariva per far posto alla successiva e così di seguito, a ritmo incessante. Ora dopo ora, chilometro dopo chilometro.
Poi, inaspettato, arrivava il buio totale e accecante nel quale mi immergeva l'ingresso del treno in una galleria. Al piccolo sobbalzo del cuore seguiva una percezione dei suoni più forti e netti, era come cambiare improvvisamente luogo, canale, vestito, vita. Perché il buio ti costringe a rientrare dentro, ad abbassare le palpebre per guardare meglio all'interno.
Quel ripiegamento non era una ritirata bensì la quiete, l'attimo in cui tutto tornava in ordine, il buio era come frullasse ogni cosa per estrarne un senso nuovo, alieno. Una logica insperata nelle cose che altrimenti non si sarebbe mai affacciata alla mia mente. Pensieri fino a quel momento estranei si facevano strada, intuizioni, semplici visioni, trovavo connessioni nuove, spremevo sintesi da tutto quel marasma. Raccoglievo chiavi perdute su marciapiedi passati per poter aprire porte future.
Mi siedo dopo aver sistemato la giacca, tirato fuori il quaderno e la matita, alzato appena il volume dell'I-pod. Sbircio distratto la donna seduta accanto al finestrino della fila opposta, perché sui treni ce n'è sempre una, coi capelli scuri e gli occhi grandi, un po' tristi, che guarda fuori. Guarda passare veloci le stesse case, pali della luce, frutteti e campagne coltivate pensando con nostalgia a quel che ha appena lasciato, temendo ciò che troverà all'arrivo, forse. Senza apprezzare, probabilmente, il valore del viaggio. Tempo magico, simbolico, etereo eppure così concreto.
Forse è perché si sente osservata che si gira verso di me, mi guarda e io non abbasso gli occhi. Per un attimo ci incontriamo.
Per un po' viaggiamo assieme.
on air/
manic street preachers : : everything must go (chemical bros remix)
Ricordo che mi è sempre piaciuto stare ore col muso appiccicato al finestrino e lasciarmi scorrere negli occhi chilometri e chilometri di immagini veloci. Nella testa ci entravano alberi, pali della luce, case, campagne coltivate, frutteti ordinati e cartelloni della pubblicità. Una miriade di messaggi subliminali, insomma. E ogni cosa che colpiva la rètina andava subito a pescare nel torbido del mio cervello, quel che vedevo si collegava immediatamente con un pensiero, un ricordo o un'altra immagine. Subito spariva per far posto alla successiva e così di seguito, a ritmo incessante. Ora dopo ora, chilometro dopo chilometro.
Poi, inaspettato, arrivava il buio totale e accecante nel quale mi immergeva l'ingresso del treno in una galleria. Al piccolo sobbalzo del cuore seguiva una percezione dei suoni più forti e netti, era come cambiare improvvisamente luogo, canale, vestito, vita. Perché il buio ti costringe a rientrare dentro, ad abbassare le palpebre per guardare meglio all'interno.
Quel ripiegamento non era una ritirata bensì la quiete, l'attimo in cui tutto tornava in ordine, il buio era come frullasse ogni cosa per estrarne un senso nuovo, alieno. Una logica insperata nelle cose che altrimenti non si sarebbe mai affacciata alla mia mente. Pensieri fino a quel momento estranei si facevano strada, intuizioni, semplici visioni, trovavo connessioni nuove, spremevo sintesi da tutto quel marasma. Raccoglievo chiavi perdute su marciapiedi passati per poter aprire porte future.
Mi siedo dopo aver sistemato la giacca, tirato fuori il quaderno e la matita, alzato appena il volume dell'I-pod. Sbircio distratto la donna seduta accanto al finestrino della fila opposta, perché sui treni ce n'è sempre una, coi capelli scuri e gli occhi grandi, un po' tristi, che guarda fuori. Guarda passare veloci le stesse case, pali della luce, frutteti e campagne coltivate pensando con nostalgia a quel che ha appena lasciato, temendo ciò che troverà all'arrivo, forse. Senza apprezzare, probabilmente, il valore del viaggio. Tempo magico, simbolico, etereo eppure così concreto.
Forse è perché si sente osservata che si gira verso di me, mi guarda e io non abbasso gli occhi. Per un attimo ci incontriamo.
Per un po' viaggiamo assieme.
on air/
manic street preachers : : everything must go (chemical bros remix)
12 ottobre 2009
breath of life
memoria
tracce di ritmo naturale
impresse nel fango secco
di secoli assolati
si beve acqua sporca
quella che piove ogni giorno
on air/
flotilla : : 1000 jacobs
tracce di ritmo naturale
impresse nel fango secco
di secoli assolati
si beve acqua sporca
quella che piove ogni giorno
on air/
flotilla : : 1000 jacobs
9 ottobre 2009
nel millenovecentottantaboh in un magazzino sotto il piano stradale che svendeva tutti gli articoli per cessazione attività, dischi compresi, comprai due vinili.
il primo mi piaceva per la foto di quei due sul cofano della macchina sul retro della copertina, il secondo perchè era un EP di dimensioni più piccole dei 33giri normali ma più grande di un 45giri, con la copertina nera dal titolo "girl at her volcano".
non sapevo chi fossero quel tal tom waits e rickie lee jones, ma quei due dischi li ho amati per tanti tanti anni e ancora oggi, forse ancora di più quando ho scoperto che la donna poggiata al cofano di quella macchina era proprio lei, rickie lee..
on air/
rickie lee jones : : last chance texaco
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