27 marzo 2005
dopo cena
Passeggio da solo per il quartiere, prendo un caffè con uno schizzo di sambuca al bar che fra poco chiuderà, mi siedo su una panchina ad osservare chi torna a casa per la cena, in ritardo e stanco. C'è già chi esce di casa e strilla ad un cellulare innocente di sicuro, c'è chi porta giù il cane. E c'è chi pesta merda, infine. Intenzione, confusione, causa ed effetto. Mi diverto a fare le facce misteriose a chi passa di lì, sguardi torvi che durano una frazione, sigaretta accesa con la mano davanti la fiamma come fosse un segnale all'immaginario compare nascosto chissaddove. Un giovane, dinoccolato pusher XXL, con catenelle e telefonino da manager, organizza ad alta voce i suoi traffici, poi mi nota. Tace, saluta veloce e chiude la comunicazione visibilmente innervosito, come un animale al quale hanno invaso il territorio. Riavvio i miei capelli indietro e poi fingo una conversazione ad un cellulare dalla batteria esanime da chissà quanto tempo oramai. Il ragazzo diventa ancora più nervoso e gira intorno alla piazza, come uno squalo, concentrico e sempre più vicino... "va bene amore, a domani..sì, sì..lo sai..un bacio..d'accordo.." improvviso da attore consumato avendo l'accortezza di farmi sentire, scandisco lo schiocco di un bacio sul microfono e chiudo perentorio. Ora è più rilassato e da bestia qual'è tira giù la zip dei jeans esagerati e piscia contro il muro di cinta della scuola, come a segnare il territorio. Si avvicina strofinando la mano destra dietro i pantaloni e mi chiede se aspetto per caso qualcuno. "no..non mi aspetto niente, solo due passi, lo faccio per digerire meglio." Rispondo passandomi una mano sulla pancia con una piccola smorfia di dolore sul viso. Non ha il tempo di guardare i miei occhi che al contrario ridono, ho già attraversato la strada. verso casa.
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Non ti lasciano mai in pace...
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