un giorno una mia amica di penna telematica ebbe a chiedermi del perchè avessi messo su un blog..in effetti la domanda, così, nuda e cruda, mi fece l'effetto di arrabbattare una risposta molto poco convincente ed oltremodo poco comprensibile. tentennai un attimo poi iniziai a balbettare alla tastiera riuscendo nel tentativo di scrivere qualcosa tipo: "lkjsd o-o-ouyA *-*N-F-F-Fjou-y-y-ygf,f-ffeMmynE!"...tornato in me e realizzata l'assoluta assenza di senso in una risposta quantomeno poco opportuna, mentii giustificandomi con..."sai, anche da piccolo avevo un diario e che tutto sommato un blog è la stessa cosa, e poi se uno scrive tutti i giorni poi parla anche meglio.."
adesso che ci ragiono su, uno dei primi post di ogni blogger che si rispetti è dedicato alla giustificazione di tale attività, una sorta di "manifesto": io, naturalmente, ci arrivo dopo circa un mese e mezzo, ma per un diesel come me è normale. decido quindi di fare uno strillo nella rete e chiedere.."perchè un blog?"..."che d'è 'nblogghe?"..chiede la mia dirimpettaia, irretita dall'urlo propagatosi per la tromba delle scale e rimbalzato fino ai gatti del giardino, che smettono di sonnecchiare ed annusano l'aria preoccupati. "Mi sono fatta anch'io un blog, pare essere di moda. Ma non l'ho fatto per questo. L'ho fatto per non implodere." riconosco la voce di pulsatilla, alla quale fà eco "è una cosa che mi serve per cercare di capire"..chiedo: "chi sei?" "renton!"...fà lui. e poi una cascata di voci che si sovrappongono come al "processo di biscardi"...(continua)
io ho pensato un pò più di tempo sul perché.
RispondiEliminaci ho pensato dopo un mese o due, e la prima cosa che mi son detta è stata: per provare.
poi mi è sovvenuto un mio amico che quando gli ho parlato di blog spiegandogli pressapoco di che si trattava mi ha risposto:
"ma che cosa da perdenti"
e io mi pento di aver risposto basita un flebile
"se lo dici tu..."
invece di avergli mollato un calcio dicendogli : perdente sarai tu, idiota.
poi non me lo sono più chiesto, perché quando fai crescere qualcosa non ti domandi neppure perché. se la cosa ti appaga, non necessariamente deve esserci un fine...
non me lo sono chiesto finché una mia amica mi ha vomitato con astio addosso la presunta colpa di essermi immessa in questo mondo virtuale.
come se chi avesse un blog fosse un cretino.
il mio è nato per caso.
voleva essere solo un luogo virtuale in cui segnare le cose più significative che leggo nei libri, ascolto nelle canzoni, e poi un giorno si è trasformato anche nel luogo in cui scrivo semplicemente quello che a volte penso, nei vari modi in cui lo penso.
e poi si è trasformato in un vettore di comunicazione, di aggregazione fisica e mentale.
da qui son partita verso altri blog, qualcuno ci arriva.
ci si intreccia
mi permette di essere sincera
e poi fondamentalmente non ritengo di essere così poco interessante da non meritare uno spazio.
uno spazio qualunque.
e questo mi va benissimo.